Incontriamo per caso Padre Antonio Perretta al Museo di Storia Naturale insieme ai suoi ragazzi. Lo
sentiamo parlare italiano con qualcun altro del gruppo e allora ci avviciniamo. Ci dice brevemente di essere
un missionario con dei giovani che hanno avuto problemi con la giustizia. Naturalmente non è possibile
intervistarlo subito, ma ci dà il cellulare e poi fissiamo l’appuntamento per il 31 luglio. La missione è molto
lontana, località Zimpeto, vicino l’Università delle Relazioni Internazionali (che abbiamo avuto il tempo di
vedere), nella “Grande Maputo”, l’intera area suburbana della capitale. Con gli autobus locali (essenziali, di
fabbricazione cinese) ci mettiamo circa un’ora e mezza, ma a un prezzo irrisorio. Qui i biglietti sono quasi
sempre sui 10 -12 meticais dovunque vai, per noi sono quasi gratis. Comunque è la prima volta che ci
allontaniamo tanto dalla città e dalla sua relativa ricchezza.
Padre Antonio, che è di Nola (Napoli), nel poco tempo che ha a disposizione, ci racconta di essere già stato
ad Abidjan (Costa d’Avorio), Ouagadougou (Burkina Faso), San Paolo e Belo Horizonte (Brasile), Città del
Messico e Portorico. Fa parte dell’ordine religioso della Comunità Missionaria di Villa Regia (CMV) fondato
in Italia nel 1981 per creare una comunità di vita e di missione per la gente ed in mezzo ad essa per una
prima evangelizzazione. Il Mozambico è un paese cattolico, ma avevamo notato che anche qui si sono
diffusi vari culti e sette, anche per l’influenza del Brasile dove il fenomeno dilaga. La missione è presente
nella periferia nord di Maputo con 10 comunità sparse in un centinaio di kmq. L’attività consiste in un
doposcuola di istruzione professionale con una mensa gratuita, che coinvolge 250-300 ragazzi. Si danno
anche delle borse di studio, cui accedono più ragazze che ragazzi. Nelle quattro carceri di Maputo vengono
seguiti in diverso modo circa 3.500 detenuti, minorenni e maggiorenni. Nel carcere principale si è attivato il
cosiddetto “Laboratorio delle libertà”, un progetto di formazione umana integrale dove si fa anche
arteterapia e si studia quella che noi chiamiamo “educazione civica”. Collaborano con padre Antonio altri
quattro religiosi e otto suore. Ci viene la curiosità di chiedere quale sia la differenza tra preti e frati, ci
spiega che i secondi non possono amministrare i sacramenti perché non consacrati. E le risorse finanziarie?
chiediamo. La provvidenza, ci risponde. Certo non si possono fare programmi a lungo termine, ma ci sono
offerte locali e dall’Italia, dove opera appositamente la Ong COMIVIS (Comunità Missionaria di Villaregia
per lo Sviluppo) a cui si può destinare l’8 per mille. Quest’ultima è stata fondata nel 2004 proprio dalla
CMV, è riconosciuta dal nostro Ministero degli Esteri e fa parte della FOCSIV (Federazione Organismi
Cristiani Servizio Internazionale Volontario).
Concludiamo la conversazione parlando un po’ di quello che avevamo notato nei nostri dieci giorni di
permanenza nella capitale. Ci spiega che la guida a sinistra è una scelta pratica, essendo il Mozambico
circondato da paesi in cui si guida così. Le grandi auto, i suv, le antenne satellitari sono dei ristretti ceti che
se li possono permettere, che però a Maputo sono più presenti. Il ceto medio, ci spiega, in realtà è solo
meno povero degli altri. Si vede che c’è tanta povertà, aggiungo, però si vedono anche tante persone obese
o in sovrappeso, ci sembra soprattutto donne. Padre Antonio ci parla di gente che salta i pasti, come lo
spiega? Ci risponde che l’alimentazione è molto squilibrata. Qui si mangiano manioca e shima, una farina
che somiglia alla polenta, cose che fanno ingrassare. E infine gli riferiamo quanto abbiamo letto sugli
altissimi tassi di fecondità del paese. La chiesa cattolica è contro il preservativo e cerca di diffondere i
metodi anticontraccettivi naturali, che qui sono molto poco conosciuti.