Il Banco di Roma, attraverso una sua controllata, era proprietario dell’aereoporto segreto dal quale partirono i due MIG 23 che causarono l’ammaraggio del DC9 Itavia
Una ricostruzione che passa per i Servizi Segreti, la contessa Filo della Torre, l’Ente di Assistenza al Volo, Ciarrapico, il Generale Nardini, Sergio Castellari, la Sapri Broker di Assicurazioni, il P.C.I.,
la N.A.T.O. e…l’I.R.I.
Egregio Direttore,
chiedo ospitalità sul tuo libero giornale per portare a conoscenza della pubblica opinione la richiesta di sanzioni nei confronti di giornalisti, per fatti non conformi alla dignità professionale, da me fatta al presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti ed ai presidenti di vari Consigli regionali.
Riporto in breve i fatti denunciati: il giorno 28 aprile 1997 si svolgeva in Roma l’annuale assemblea nazionale degli azionisti della Banca di Roma. Nel corso dello svolgimento di detta assemblea, il sottoscritto, piccolo azionista della Banca, leggeva una denuncia al Collegio sindacale nella quale venivano lanciate accuse gravissime, peraltro comprovate dai documenti allegati, nei confronti dei passati Consigli di Amministrazione, nonchè del C.d.A. in carica, alle quali nè il presidente, Cesare Geronzi, nè il direttore generale, Antonio Nottola, nelle consuete risposte agli azionisti, facevano il minimo riferimento. Tutti i giornalisti presenti avevano avuto modo di ascoltare quanto da me denunciato nonchè i contenuti dei documenti allegati, anche essi da me ampiamente descritti in assemblea.
Nei giorni successivi, sui giornali, non veniva scritta una sola parola circa i gravissimi fatti denunciati.
Nella successiva assemblea degli azionisti della Banca di Roma, il 27 ottobre, il sottoscritto provvedeva a portare a conoscenza di nuovi e vecchi intervenuti la stessa denuncia ma, ancora una volta, sui giornali che riportarono al pubblico quanto avvenuto in assemblea, neppure una parola venne pubblicata sulle gravissime denunce fra l’altro dirette anche ai responsabili “pro tempore” dell’I.R.I. che proprio in quei giorni otteneva dal Ministero del Tesoro il “placet” per uscire dall’azionariato della Banca.
Denunce, e comunque notizie, che non potevano essere nascoste a quanti vengono chiamati proprio in questi giorni, da intere pagine degli stessi giornali e da “spot” televisivi, ad acquistare azioni di una Banca il cui presidente aveva negato in assemblea qualsiasi rapporto con i Libici…che pochi giorni dopo si veniva a conoscenza che avevano acquisito l’8,2% dell’aumento del capitale sociale della Banca.
Credo a questo punto necessario spiegare nel dettaglio ciò che avevo denunciato e la ricostruzione di fatti ed avvenimenti che aprono veri e propri squarci nel silenzio che ha coperto per diciassette anni un depistaggio di Stato, servito a coprire ammanchi per migliaia di miliardi…oltre le responsabilità nella cosiddetta “strage di Ustica” non dell’Aereonautica Militare Italiana, bensì quelle di un ben precisato gruppo di alti ufficiali le cui carriere e le cui improvvise “fortune” non sono state mai prese nella dovuta considerazione da giudici e pubblici ministeri solo ora finalmente indagati.
Tutta la documentazione di cui si parlerà di seguito è stata già da tempo presentata al giudice Rosario Priore che ha il merito di aver dato alle indagini una decisiva quanto mai opportuna svolta…dopo anni, appunto, di depistaggi.
Si riporta dall’Assemblea del 27.04.1973 della AVIOELETTRONICA SARDA SpA:
“Signori azionisti (…) possiamo orgogliosamente affermare che la metamorfosi operata in così breve tempo nell’ambiente prescelto per dar vita alla nostra impresa è veramente imponente…
Là dove l’inutile cespuglio offriva solamente esca all’incendio di ancestrale consuetudine, noi siamo riusciti ad erigere opere destinate al lavoro umano che ci auguriamo durature; al tratturo caprigno, abbiamo sovrapposto il manto asfaltato ove operano le macchine docili al comando dell’uomo; abbiamo portato l’acqua ove imperversava l’arsura e la luce dove regnavano le tenebre, ma soprattutto abbiamo creato delle sicure premesse per poter offrire un sia pur modesto contributo al miglioramento delle condizioni economiche…”
..delle tasche di un ristretto gruppo di politici, militari e finanzieri d’assalto che di poetico avevano poco e niente. Questi semidei che creavano dal nulla, portavano luce ed acqua… con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno…provvederanno subito dopo a ” creare” una bella pista di atterraggio sulla quale istruire, in combutta con la A.L.I. – Aero Leasing Italiana SpA (ereditata e “coperta” successivamente dal finanziere Ciarrapico, che non ha creduto opportuno comunicare alla Magistratura quanto appreso dalle scritture della società, e cioè che centinaia di piloti libici erano stati addestrati in Italia ed in Libia dalla società da lui opportunamente comprata) piloti algerini, libici ed iracheni, seminatori di morte allora come lo sono ora gli integralisti islamici, individuati dal Presidente USA, Bill Clinton, guardacaso, negli Iracheni, i Libici e gli Algerini.
Nell’estate del 1996, i Giudici Rosario Priore di Roma e Carlo Mastelloni di Venezia hanno effettuato sopralluoghi negli aeroporti di Elmas, Decimomannu e di San Lorenzo e nei poligoni di Perdasdefogu e Salto di Quirra, procedendo ad interrogatori ed acquisizioni di documenti relativi all’allegra gestione degli stessi avvenuta durante gli anni della Prima Repubblica. Nel corso dei sopralluoghi fu trovato negli hangar della Vitrociset, a San Lorenzo, un bel Mig libico con tanto di bandiera di uno stato alla N.A.T.O., e quindi al nostro Paese nemico, dipinta sulla fusoliera e sulla coda.
Fra gli interrogati, oltre ai soliti Colonnelli smemorati dell’Aviazione Militare, stavolta sono stati sentiti anche quelli della Digos e della Guardia di Finanza di Cagliari relativamente a fatti avvenuti nella loro giurisdizione e riferentisi all’aeroporto di San Lorenzo.
Fra i civili interrogati, spiccava un giovane, peraltro già sentito come testimone dalle varie Digos della penisola nel 1992, tale Marco Schon, gestore della mensa che forniva i pasti ai piloti libici che si addestravano a San Lorenzo nel 1980.
Da un’attenta lettura dei documenti in nostro possesso, ma già consegnati alla Magistratura, la Fi.Ge.Roma e la Co.Pla.Fi. fondarono l’Avioelettronica Sarda come base di appoggio per il coordinamento delle attività nel Mediterraneo di una “lobby” politico-militare-finanziaria dedita al perseguimento del potere e della ricchezza per i propri associati, in spregio ai più elementari concetti di patria (la Repubblica Italiana, da loro concepita solo come vacca dorata da mungere fino allo spasimo), onore (delle divise, che i militari cooptati indegnamente indossavano), democrazia (concetto troppo lontano dalle loro tasche).
Più tardi inizierà il balletto delle fusioni “belle e impossibili” come dice una canzonetta in voga… e come stà appurando anche la Corte dei Conti, alla quale è stata nel frattempo presentata una corposa denuncia.
Aeritalia e Selenia si fonderanno, dando vita alla Alenia SpA. Ma l’Aeritalia possedeva già il 26% della Selenia, il 25% della Aermacchi, il 50% della Meteor ed il 26% della Selenia Spazio. A sua volta, la Selenia possedeva il 100% della Vitroselenia. Nel frattempo, la Ciset Finanziaria SpA, che possiede il 100% della Ciset SpA, acquisisce il 20% della Vitroselenia. Poi arriva la Avioelettronica Sarda SpA che, udite udite, incorpora nientemeno che la Vitroselenia e la Ciset, prendendo il nuovo nome di Vitrociset SpA.
Solo che l’Avioelettronica Sarda nel frattempo si presentava come proprietà della Alenia.
Così, il 14 dicembre 1992, la Vitroselenia veniva incorporata a valore zero (ma che bravi! E il capitale sociale di 2.500 milioni, gli stabilimenti di Assemini e di Roma, il fatturato di decine di miliardi?), all’Avioelettronica Sarda veniva dato un valore di 500 milioni (solo il terreno sul quale è stato costruito l’aereoporto di San Lorenzo, di proprietà della società, vale decine di miliardi), ed alla Ciset un valore di 2.200 milioni (solo i contratti di manutenzione che la Ciset aveva con l’A.A.A.V.T.A.G. – oggi E.N.A.V. – ammontavano a centinaia di miliardi). I lettori più increduli possono controllare quanto abbiamo riportato, chiedendo il fascicolo n. 136/93 alla Cancelleria commerciale del Tribunale di Roma.
Alla fine la Vitrociset ne esce con un valore dichiarato sulla carta di 2.700 milioni, divisi 20% all’Alenia e 80% alla Ciset. Manca solo da considerare un piccolissimo particolare: l’Aeritalia era proprietà per l’80% di Finmeccanica, quindi I.R.I., quindi Stato italiano! Alla fine dei giochi, tutte le proprietà e tutto il valore finiscono in mano per l’80% alla Ciset Spa, una società privata !!!
Il tutto senza che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato intervenisse a bloccare una concentrazione effettuata tramite fusione per incorporazione di società tutte operanti nello stesso campo e che quindi avrebbero creato un monopolio di fatto in un settore strategico, l’assistenza al volo, così importante per la vita dello Stato.
Solo in questi giorni, con una denuncia all’Antitrust si stà cercando di sapere se l’Autorità non fu avvertita, come peraltro prevedeva già allora la legge 287/90, oppure se fu avvertita e diede parere favorevole alla fusione.
In poche parole, insomma, per mezzo di queste fusioni, la “lobby” ha ottenuto il monopolio della manutenzione globale degli impianti di assistenza al volo ed ha acquisito il mercato dell’elettronica aerospaziale.
Come noto, la Vitrociset gestisce in regime di monopolio la manutenzione di tutti gli apparati dell’E.N.A.V. – già A.A.A.V.T.A.G. (l’ente preposto alla gestione ed al controllo dell’assistenza al volo). Quest’ultima, nel 1994, è stata commissariata per illeciti di gestione ed il Consiglio di Amministrazione è stato sostituito da un Commissario governativo, guardacaso il Generale di Squadra Aerea (in ausiliaria) Stelio Nardini, già Consigliere militare del Presidente della Repubblica, quando al Quirinale sedeva Francesco Cossiga.
In seguito alle perquisizioni degli uffici e delle abitazioni del Generale, che portarono i Giudici Priore e Mastelloni a ritrovare documenti che NARDINI aveva giurato non esistere, il potente ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare fu destituito e sostituito…da un altro Generale di Squadra Aerea, Michele Sicoli, anch’egli in ausiliaria, e degno sostituto del collega che lo aveva preceduto. Pare infatti che, invece di controllare che non si ripetessero gli illeciti che hanno portato a dimissionare l’intero Consiglio di Amministrazione che gestiva l’A.A.A.V.T.A.G., abbia permesso al Dott. Martucci (membro del C.d.A. incriminato), di accedere alla direzione dell’Ente per mettere insieme una poderosa documentazione di risposta alle accuse mosse dalla Corte dei Conti alla gestione incriminata, firmando poi il “dossier” come se fosse stato preparato, invece, da un onesto Commissario Governativo. D’altronde, se pensiamo che anche nella cassaforte del Sios Aereonautica (la branca dei Servizi Segreti nell’Arma aerea), fu ritrovata documentazione relativa alla strage di USTICA, più volte dichiarata distrutta, non si può che pensare ad un disegno criminoso che dura imperterrito da 17 anni.
A tutto questo dobbiamo aggiungere che nessuno pare essersi ricordato che l’art. 55 della Legge 113/54, sullo stato giuridico degli ufficiali, vieta agli ufficiali in ausiliaria di “assumere impieghi e/o prestare opera in società che hanno rapporti con l’Amministrazione”. Prevedendo, in caso di violazione, la cessazione dalla posizione di “ausiliaria” ed il conseguente collocamento “nella riserva”. Così l’amministrazione della Difesa non si è “accorta” del fatto ed ha continuato a corrispondere l’assegno e l’indennità di ausiliaria, i Generali si sono “dimenticati” di informare la Difesa…e la Corte dei Conti si è “scordata” di controllare i decreti relativi.
Ma torniamo per un attimo all’argomento “fusioni”. Non deve sorprendere più di tanto che la società Fi.Ge.Roma SpA, che ricordiamo come proprietaria della Avioelettronica Sarda Spa, viene incorporata nella Banca di Roma Holding Spa che, a sua volta, viene incorporata nella Banca di Roma.
Tutto entro il 1993 poichè dal 1 gennaio 1994, l’entrata in vigore della legge sulla trasparenza non avrebbe consentito le “fusioni con sè stessi”.
Così tutte le società tornano in grembo alla grande madre, la Banca di Roma, comprese la Immobiliare Torre Santa Susanna SrL e la Immobildomina SrL, che verrano incorporate nella Immobiliare Fonte Meravigliosa Spa, a sua volta incorporata nella solita Fi.Ge.Roma SpA, poi confluita nella Roma Holding Spa e quindi nella Banca di Roma.
Peccato che, stavolta, l’operazione abbisognasse della firma dell’Amministratrice Unica dell’Immobildomina e dell’Immobiliare Torre Santa Susanna, contessa Alberica Filo della Torre.
Stavolta, dicevamo, una serie di firme apocrife ed un’omicidio dal movente fin troppo chiaro, hanno portato infine i giudici a percorrere la strada del potere gestito con criminale ferocia da una “lobby” che non si è fatta scrupolo di associare ai propri scopi , la Mafia, la Banda della Magliana, i Servizi Segreti e quelle strutture dello Stato dove erano stati preventivamente inseriti dirigenti già corrotti o manovrabili.
Di tali connessioni si parlerà più approfonditamente nelle prossime puntate dell’inchiesta.
Se l’ultima vittima in ordine di tempo è stata la povera contessa, non dobbiamo dimenticare che l’aereoporto di San Lorenzo, oltre a servire all’istruzione di centinaia di piloti non solo libici, fu la base di partenza dei due aerei Mig 23 che portarono un’attacco suicida ad un altro Mig che volava, lungo l’aerovia Ambra 13, sotto la pancia del DC9 Itavia della strage detta di Ustica. Gli 83 (non 81) passeggeri furono uccisi dopo l’ammaraggio dell’aereo, poichè avevano assistito ad una battaglia aerea fra tre Mig che “non potevano” trovarsi nel centro del Mediterraneo, a meno di non essere partiti da basi aeree italiane (con buona pace del poco informato Andrea Purgatori del Corrierone, che continua a scrivere libri sulla strage di Ustica che servono solo a portare lontano dalla verità).
Qualcuno dice anche, e qualche prova è rimasta, che i passeggeri del Dc9 Itavia furono uccisi perchè avevano visto uomini rana tentare di impossessarsi di ciò che il Giudice Carlo Palermo chiamò nelle sue indagini “three toys”, tre scatole con sopra scritto “booster explosive” che dovevano trovarsi nel bagagliaio del Dc 9, contenenti qualcosa di estremamente radioattivo… destinato al Colonnello Gheddafi. Lo stesso capo di Stato che il Mig nascosto sotto il Dc 9 Itavia avrebbe dovuto abbattere, se il Rais libico non fosse stato opportunamente avvertito del pericolo e non avesse all’ultimo minuto deciso di non incrociare l’ignaro Dc 9. Un normale volo di una linea civile usato da rampanti ufficiali dei Servizi Segreti (desiderosi di fare bella figura con i colleghi francesi ed americani), come copertura per il caccia che avrebbe dovuto abbattere Gheddafi, ma usato anche dalla “lobby” per trasportare uranio da vendere ai Libici. I contenitori di legno, vuoti, furono ritrovati dalle navi soccorritrici; il contenuto, con grande scorno di Gheddafi, che pare avesse già pagato la prima “tranche” attraverso un versamento di 800 miliardi di lire sulla Karfinco Bank del finanziere Pier Francesco Pacini Battaglia, arrivò invece in Iraq dove, ovviamente, fu fatto pagare un’altra volta. Dimostrando assai poca fantasia, la vendita dell’uranio fu trattata sotto la sigla “Condor”, la stessa sigla che ha il punto di incrocio dell’aerovia Ambra 13 con quella che passa sopra l’isola di Ponza: il punto insomma in cui sparì dai radar l’aereo della strage denominata “di Ustica”.
La “lobby” fece il suo sporco guadagno ed i suoi adepti, opportunamente inseriti nei gangli vitali dello Stato, badarono a “coprire” gli strascichi dell’operazione, estremamente lucrosa…anche se gravida di sangue innocente. A maggiore riprova dei fatti fin quì riportati, è partita la suo tempo la rogatoria internazionale alla Magistratura svizzera, presentata dal Procuratore aggiunto Italo Ormanni e dal Giudice Rosario Priore “…per sapere se le somme gestite dalla Co.Pla.Fi. e dalla Fi.Ge.Roma, fossero state date loro in gestione fiduciaria da tali Paolo Bruno e Furio Lauri…”, proprietari della Meteor Spa e, anche per mezzo di familiari, di gran parte dell’elettrotecnica aerospaziale italiana. Senza contare poi la notizia, riportata da tutti i telegiornali, del fonogramma spedito da una base N.A.T.O. e ritrovato fra le carte del solito Nardini, nel quale si rilevava come già alle 21.04, quattro minuti appena dopo la “sparizione” dai radar dello sfortunato aereo della strage detta “di Ustica”, “qualcuno” già dava disposizioni di non parlare de “l’accaduto”, di far “sparire” i nastri radar e…di mettere in licenza, già dalla mattina successiva, tutto il personale che era in servizio durante “l’accaduto”. I “mass media” non hanno però spiegato al grande pubblico due cose importantissime, per meglio capire i fatti:
– 1) mettere in licenza tutto il personale presente la sera della strage, sarebbe servito a porre le basi per creare successivamente difficoltà insormontabili a chi avesse voluto cercare di sapere chi era presente quella sera…e infatti solo dopo 17 anni si è riusciti a sapere esattamente chi ha “visto”. Diciassette anni che sono però serviti ad eliminare tutti i personaggi sui quali non si poteva contare con assoluta certezza. Più di venti sono infatti i morti che si contano tra coloro che in qualche modo “videro”. Gli altri sono stati tutti promossi ed inseriti logicamente negli affari della “lobby”; – 2) la gravità della presenza fra le carte del generale Stelio Nardini di un fonogramma criptato con il codice segreto della N.A.T.O. e vicino la traduzione dello stesso. Cosa che avrebbe potuto mettere in grado chiunque ne fosse venuto in possesso di conoscere i segreti del codice N.A.T.O. !!!
Il tutto con buona pace dell’avv. Carlo Taormina, difensore del Generale, che è stranamente riuscito a far passare su tutti i giornali una forma di difesa che suona offensiva ai lettori attenti: insiste infatti sulla circostanza che il generale Nardini non potè aver spedito nè ricevuto il fonogramma incriminato perchè in quel periodo prestava servizio presso la scuola di guerra di Firenze. E chi dice il contrario! Nessuno accusa Nardini di aver spedito o ricevuto il fonogramma…il fatto incontrovertibile è che stava fra le carte che gli sono state sequestrate…e che l’esistenza di detto fonogramma risulta anche da altri atti precedentemente acquisiti dai Pubblici Ministeri che si sono occupati del caso !!!
Infine ci chiediamo come mai nessuno abbia collegato il fatto che la FiGe.Roma, essendo di proprietà del Banco di Roma, fosse quindi dell’I.R.I.; oppure che l’Aeritalia, essendo di proprietà della Finmeccanica, fosse quindi dell’I.R.I.; per non parlare del fatto che nessuno abbia voluto collegare la strana “morte” (o la sua fuga in Argentina?) di Sergio Castellari, potente direttore delle Partecipazioni Statali e quindi al corrente per forza di tutti questi passaggi di mano; e ancora: che ci faceva il direttore delle Partecipazioni Statali nel Consiglio di Amministrazione della Sapri Broker di Assicurazioni SpA, insieme a Renato Pollini, cassiere del P.C.I., Massimo Maria Bassi, finito sotto inchiesta per riciclaggio di denaro, Mario Salabè del SISDE e…Antonio Bucarelli che ha solo lo stesso cognome del giudice che per 10 anni ha indagato su Ustica e che è indagato dai suoi colleghi di Perugia in seguito alle rivelazioni della moglie su una valigetta con un miliardo di lire che il giudice portò a casa una sera dicendo che “erano per il loro futuro ma in cambio aveva “dovuto” insabbiare Ustica” ? Ma, tornando a Castellari, forse bisognerebbe chiedersi perchè era entrato a far parte della Sapri il 22.01.93, appena un mese prima della sua “morte”, magari indagando meglio, molto meglio, in quel di Malta…
Con l’operazione “Charlie”, doveva iniziare la “Baia dei Porci 2″…in Libia
Con l’operazione “Delta”, l’Italia entrò in guerra senza saperlo
Un fremito, un tremolio, un tintinnar di ferri corre lungo le schiene bardate di alti ufficiali della Repubblica.
Nei corridoi le voci si rincorrono, superando tentativi miserandi di rettificare, modificare …ciò che è ormai acquisito. Sono i giorni dei pentiti e dei casi giunti a soluzione.
La tormentata perizia sui nastri di Poggio Ballone dimostra infine ciò che per anni tutti hanno pervicacemente negato ed è diventata un tormentone che turba tutti, anche i giudici. Specialmente quelli che, se non per dolo
manifesto, agirono per colpa grave. I nastri avrebbero dovuto essere acquisiti fin dal 28 giugno 1980, il giorno della strage, quello successivo all’ammaraggio sulla “Fossa del Tirreno”. Invece rimasero in possesso dell’Aviazione Militare e, successivamente, della magistratura, senza che venissero esaminati.
Bisognava occultare, tacere, mentire…
Ma ormai la perizia è stata fatta: qualche mese fa si è arrivati alla lettura dei nastri del centro radar di Poggio Ballone. Dai nastri è emersa la verità celata dietro tracce di velivoli che solcavano i cieli italici nelle vicinanze del povero Dc9 Itavia con 84 persone a bordo (non 81, come è stato sempre riportato)… ed un carico misterioso. Il volo ITG 870 (iff 1136) veniva scortato come prezioso strumento di una guerra segreta, prima…e come qualcosa da tutelare ad ogni costo, dopo. Dai tracciati radar riletti in “link” (collegamenti a catena con gli altri siti radar – ndr), malgrado le manomissioni, la prima cosa che colpisce è l’eccessivo affollamento dei nostri cieli il 27 giugno 1980. Dal 24 al 26 giugno, a Venezia, si erano incontrati i “Sette Grandi “ed avevano deciso di fruire della cosiddetta “sovranità” dello Stato italiano per concludere uno sporco affare che doveva avvenire nel nostro spazio aereo. I nostri politici come al solito dormivano e il Presidente del Consiglio ( Francesco Cossiga), partecipava sornione alle riunioni dei Grandi…senza tener conto che ormai l’Italia era diventata una “dependance” della Libia.
Fu così che un aereo passeggeri venne inserito in un progetto troppo più importante di un semplice volo di linea. Fu così che Cossiga, divenuto poi Presidente della Repubblica, disse fra i denti : “…mi hanno fregato!”.
Chi lo aveva “fregato”? Forse il Generale Stelio Nardini? Forse altri Generali? Forse qualcuno che manteneva relazioni “pericolose” con l’allora capo del SISMI, Generale Emilio Santovito? I tracciati radar avrebbero dovuto essere acquisiti nell’immediatezza dei fatti. Vennero invece lasciati in mano all’Aereonautica Militare per sette lunghi anni.
Infatti l’ordinanza di sequestro, destinata a tutte le postazioni radar situate nel raggio di 500 chilometri dall’ultima posizione geografica nella quale risultava essere stato registrato l’aereo, prima della scomparsa dai radar, emessa dal giudice Guarino di Palermo, fu annullata dal successivo provvedimento emesso dal PM di Roma, Giorgio Santacroce, al quale era nel frattempo pervenuta la pratica “Ustica”.
Santacroce emise una nuova ordinanza di consegna di nastri radar alle postazioni site sull’asse Latina – Ponza – Palermo: postazioni inesistenti. Il primo sequestro avvenne nel 1987. Ma fu del tutto inutile poichè nessuno esaminò il contenuto dei nastri. Solo qualche mese fa, dalle nuove perizie ordinate a nuovi periti sui nastri di Poggio Ballone, sono emersi dati fondamentali e drammatici: oltre sette aviogetti militari scortavano e proteggevano il Dc9. Perchè? Di quale programma era entrato a far parte quell’aereo di una linea civile scortato da aerei militari dalle 20.00 fino alle 22.00 (altro che bomba o missile che ne decreta l’esplosione alle 21.00 esatte. Alle 22.00 ancora volava!).
Era diventato uno strumento di copertura in una sovranità infranta dove i politici dormivano (e dormono) ed i Generali mentivano (e mentono). Perchè il Dc9 venne scortato fin sulla Fossa del Tirreno, dove il buio si confondeva con l’oscurità e nemmeno il buon Dio riuscì a distinguere le invocazioni di aiuto di vittime che non volevano morire…in un “mare nostrum” solcato da Francesi che trattavano una guerra che non ci riguardava e da Americani che volevano iniziarne un’altra che interessava solo una certa “lobby” ma non certo il popolo italiano?
Perchè questi tracciati e quelli di tutti gli altri siti radar: Martinafranca, Marsala, Siracusa, Crotone, Licola, sono arrivati alla fase peritale solo 17 anni dopo la strage?
Perchè i giudici non si chiesero come mai, quella notte, Mario Alberto Dettori, uomo radar identificatore del “turno delta”, cercava di capire qualcosa fra gli otto iff (codici di identificazione) uguali a quello assegnato al Dc9 Itavia (iff 1136)? Chi aveva dotato l’intruso italiano, libico, francese, statunitense o di quale altro Paese fosse, dello stesso codice? Chi poteva violare il nostro spazio aereo in ogni momento, dimostrando di poter colpire il cuore del Paese? Chi aveva venduto la Patria al nemico…od agli alleati?
Operazione “Charlie”: fra le 20.00 e le 22.00 del 27 giugno 1980, da Aviano, dalla Corsica, da Ramstein convergono verso l’Ambra 13 possenti mezzi di trasporto.
Su Solezar veglia il grande occhio di un aereo AWACKS (iff 4216); da Pisa si levano due aerei PD 808 che scivolano verso Grosseto sulla scia del Dc9; su Grosseto appare un altro velivolo che si impenna in direzione del Dc9 partito da Bologna con due ore di ritardo (una palese manomissione del nastro – non originale – impedisce l’identificazione chiara del velivolo); all’improvviso appaiono otto velivoli militari (si capisce dalla velocità cui si spostano) convergono verso il Dc9 e lo circondano mentre altri tre inseguono due velivoli non identificati che dirigono verso Crotone; il centro radar di Poggio Ballone risulta sottoposto ad una martellante operazione di guerra elettronica.
Qualche operatore viene allontanato dalla sala operativa, altri continuano a registrare strane sigle che si muovono a velocità altissime. I “baffi luminosi” che danno l’inizializzazione dell’aggancio di un velivolo sembrano impazzire. Vengono registrati, agganciati, persi e riagganciati oltre venti aerei e le sigle di identificazione restano talvolta prive dell’ “iff”. Alcuni avvistamenti vengono effettuati da altri siti radar e ritrasmessi in tempo reale a Martinafranca e Poggio Ballone: LG205 – AA 016 – nuovamente LL 001 che vira e si impenna – LL 457 – AA 031 – AA 000 – AA 041 – LL 056 – LG 477 – AA 478 – LL 457 – LL 000 (LL 437) –
AA 013 – AA 063 – AA 000 – 002 – 003 – …allarme rosso!
Da Grosseto, Nutarelli e Naldini , sui loro F 104, sono comandati in volo in “missione delta”…è guerra!
Una guerra che non ci interessa, che non è nostra ma che passa sulle teste ignare degli Italiani.
Il Dc9 viene scrupolosamente protetto…alle 22.00 ancora lo accompagnano cinque aerei da caccia e due elicotteri, coordinati da un PD 808 e dal C.O.S.M.A. (Comando Operativo di Guerra Stato Maggiore Aereonautica ) …il nastro termina con un abbassamento di quota a 40 miglia circa dalla “Fossa del Tirreno”.
Spira una brezza da nord – ovest. Ben dieci abrasioni nascondono chissà cosa altro….