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Home I nostri inviati

Piramide

Piramide

Svitlana Volkova by Svitlana Volkova
14 gennaio 2018
in I nostri inviati, svitlana volkova
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Cara redazione, dopo aver letto sulle pagine del vostro giornale le lettere inviate da alcune mie connazionali che raccontano la loro triste sorte in Italia, mi è venuta voglia di scrivere questa lettera.

Piramide

Il visto c’è, il biglietto per arrivare a Roma pure e non bisogna essere troppo intelligenti per capire quanto è bella l’Italia.

Compiaciuti dall’esotica presenza dell’ospite ucraina, gli italiani mostrano con piacere le piscine di acqua marina riscaldata che si trovano sulle isole del Golfo di Napoli, le strade pittoresche di Firenze, la bellezza del Colosseo e tutto questo ti fa girare la testa.

Così, piena di sensazioni nuove, i tuoi occhi finalmente vedono tanti animali selvaggi e, come un animale selvaggio, cadi dalla stanchezza, dai chilometri di spaghetti che ti hanno fatto mangiare e dai mille pensieri provocati da tante novità.

Ma passa poco ed altri pensieri avvolgono la tua mente come gli spaghetti che si avvolgono sulla forchetta. Ripensi a quel piccolo appartamento di Kiev, un metro quadro a persona: quanto un loculo di cimitero, allo stipendio di circa 30 dollari mensili con i quali la prospettiva di poter pagare gli studi a tua figlia è uguale a zero.

Cominci a pensare, a ragionare, a fare delle scelte…ti viene anche in mente di mandare tutto al diavolo e rimanere qui e vivere senza problemi…ma basta con i dubbi, bisogna scuotersi, continuare, prendere la metropolitana e, in 10 minuti, si arriva alla Piramide.

In questo luogo di Roma, ogni domenica, si incontrano i connazionali ucraini che vivono in città. Alcuni raccontano che sino a tre anni fa erano pochi, ora sono diventati migliaia.

Ma perché incontrarsi proprio qui, sotto la Piramide? Forse perché in passato l’uomo, sfruttando il lavoro di migliaia di schiavi che la costruivano, intendeva avvicinarsi al cielo, cercava di trovare l’energia della vita, una via di avvicinamento al mistero. Ma, oggi, la Piramide di Roma è, per la maggior parte dei clandestini ucraini, solo l’inizio di una faticosa via da percorrere.

Sulla sinistra dell’uscita della metropolitana vi è un giardino e, sull’erba, si vedono donne distese che si riposano. Possono avere 45-50 anni ma sembrano delle bambine alle quali è consentito uscire di casa solo la domenica e per venire solo qui.

Dai panini che mangiano si potrebbe comprendere il menù quotidiano delle famiglie italiane presso cui lavorano. Le mele però sono uguali alle nostre. Cantano sotto voce canzoni da tutte le regioni ucraine Kiev, Cernopoli, Vinniza … Le puoi ascoltare da lontano o avvicinarti e parlare con loro se hai deciso di fermarti in Italia, per cercare un lavoro, magari come domestica presso una famiglia, dai racconti delle nostre donne potresti scrivere un elenco di situazioni tutte diverse e magari anche avere un’ironica istruzione sul tipo di lavoro che potresti trovare.

Katarina viene da Leopoli e lavora da più di un anno presso una famiglia. E’ clandestina e ha paura di essere espulsa. Racconta che in questa famiglia ci sono molti bambini“…tutti i giorni cucino verdure e cibi precotti perché a loro non piace la nostra cucina. I bambini giocano, strillano e fanno quello che vogliono. Io non posso dire nulla, non posso rimproverarli ed alcune volte non so cosa fare. Non ho alcun diritto, solo quello di andarmene senza stipendio”.

Alina, da Ternopoli, è una giovane donna che assiste un anziano, solo ed ammalato.”… Il vecchio si sveglia più volte di notte, chiede dell’acqua o compagnia, bisogna girarlo e io faccio fatica. Cosa sogno? Di uscire almeno una volta la sera e fare una passeggiata nella Roma notturna, ma questo è impossibile”.

Un’altra donna che ascolta le dice:” Ti do un consiglio. La sera prendi un pò di sonnifero e mettilo nella bevanda che il vecchio è solito bere. Vedrai che dormirà tutta la notte. Questo è un sistema sicuro, già provato”.

In Italia sembra che le persone anziane siano un peso e che nessuno voglia occuparsene. E poi c’è il problema dei rapporti in famiglia, tra figli e genitori, una tragedia a carattere nazionale.

Come dice Maria K. da Circasse, lei assiste una coppia di anziani e nella stessa palazzina vivono i figli. Questi non vanno mai a trovare i genitori, neanche la domenica. In questo giorno chiamano un’altra persona e Maria non viene pagata.

Galina T. è arrivata lo scorso inverno ed aveva difficoltà a trovare un alloggio ed un lavoro.

Alcune persone le hanno offerto di assistere un’anziana donna paralizzata ma non le hanno detto che in casa non c’era un letto dove lei potesse dormire. Galina è stata così costretta a dormire nello stesso letto con l’anziana donna ammalata. Quando è giunta la primavera, ha iniziato a cercare un altro lavoro, fermandosi anche alla Piramide, dove altre ucraine hanno cominciato a vendere lavori vari alle connazionali.

Dal punto di vista della morale comune, queste persone si approfittano dello stato di bisogno, o anche delle disgrazie, degli altri. E’ chiaro, infatti, che coloro che vengono in questo posto a cercare lavoro, sono venuti in stato di necessità, pronti a pagare anche 200-300 dollari per avere un lavoro anche umile che si può perdere in qualsiasi momento, un lavoro insicuro che non garantisce, a volte, neanche un guadagno. E se si perde il lavoro, se si è licenziati, bisogna pagare nuovamente per avere la possibilità di trovarne un altro.

Non c’entra niente la morale in tutto questo, anche in Ucraina si è iniziato a fare così. E’ un business “normale” perché chi vuole lavorare guadagna, quindi può pagare.

Invece, qui, ognuno rimane solo, per strada, in un Paese straniero, senza diritti e, soprattutto, senza il visto di ritorno nel suo Paese, con tutti i rischi e le conseguenze che potrebbe avere se dovesse essere trovato come clandestino.

Ma cosa succede a chi arriva per la prima volta alla Piramide?

Si avvicinano a chi già è dell’ambiente, con le loro valigie, come Nadia che ha in mano una scheda telefonica ma non sa come usarla, che vorrebbe domandare qualcosa ma non conosce una parola d’italiano. Nadia ha due figli in Ucraina ed è venuta in Italia per bisogno, perché suo marito è diventato un alcolizzato dopo aver perso il lavoro di professore universitario. Nadia, come tante altre donne ucraine, sa benissimo che alla scadenza del suo visto turistico deve lasciare l’Italia. In caso contrario diverrà una clandestina – dai dati sembra che solo il 10% degli ucraini in Italia abbiano i documenti in regola – Nadia diverrà sicuramente una clandestina e, sicuramente, non troverà subito un lavoro. Sarà costretta a venire spesso qui alla Piramide, ma andrà anche in altri posti, primo tra tutti quello che le donne ucraine hanno battezzato “Piazza della Madonna”. Là c’è una chiesa ortodossa, le donne pregano per trovare un lavoro, un’abitazione.

Natalia, una connazionale, cerca di darle un consiglio: vitto e alloggio in cambio dell’assistenza al figlio di una coppia ucraina – una specie di scambio culturale, il nuovo mercato delle relazioni umane, se vuoi salire sulla Piramide di questa nuova vita, provi di tutto, ti armi di pazienza e di speranza in tempi migliori – poi aiuta Nadia a portare le valigie verso la metropolitana, lei ormai conosce bene la situazione. Due anni fa, la madre di Natalia arrivò a Roma per cercare un lavoro, guadagnare dei soldi per i figli e per i nipoti e poi tornare a casa. Ma le cose andarono diversamente. Il marito di Natalia, che era ancora in Ucraina, perse il lavoro. Durante una riunione di famiglia fu deciso che anche lei doveva partire per l’Italia, perché per una donna è più facile trovare un lavoro. Così il marito, giovane e forte, è rimasto a casa con i figli, mentre la moglie è partita per terre lontane a cercare una nuova vita.

Ha lavorato per un anno e mezzo presso una famiglia come una schiava. La padrona non la faceva uscire di casa, la obbligava a rifare lavori già fatti. Ma la cosa più assurda era che, dopo tutte quelle brutte cose, la sera aveva voglia di parlare come tra “vere signore” perché sapeva che Natalia aveva studiato, conosceva molte cose ed aveva una buona cultura.

Mai, Natalia si sarebbe immaginata che avrebbe aumentato la sua cultura, la sua conoscenza del mondo in un modo tanto strano. Dopo aver vissuto tutto questo tempo senza figli e senza il marito, non riusciva più a sopportare la loro lontananza. Riuscì così a farli arrivare in Italia, a Roma, dopo tanti sacrifici ed a un prezzo altissimo.

Ora Natalia non lavora più lì; adesso lavora 8 ore al giorno presso varie famiglie. Stira, lava, ordina la casa, mentre il marito è alla ricerca di un lavoro. I figli guardano le donne appena arrivate a Roma e che non sanno dove andare, dove dormire, come mangiare.

Così sembra finire con un “happy end” una storia intitolata “Piramide”.

La storia di una famiglia, di una donna che, a differenza di tante altre, può almeno avere vicino i figli, baciarli, comprargli della frutta, dire loro “buonanotte”.

La maggior parte delle nostre donne, invece, non può neanche sognare tutto questo.

Qui, vicino alla Piramide, ho incontrato un’altra donna, Olga B. da Kirovograd. Lei vive con la madre ed è sposata con un italiano. Aveva portato con se la figlia di 5 anni e ora lavora in un negozio del centro di Roma 10 ore al giorno ed impiega circa 3 ore tra andata e ritorno, perché vive fuori della città. Non ha giorni liberi ma non può lamentarsi perché il proprietario le ha promesso di farle avere il permesso di soggiorno.

Olga è giovane ed è una bella donna, ha capito che un rapporto più intimo con il proprietario del negozio dove lavora potrebbe accellerare la pratica per ottenere il permesso di soggiorno. Ma lei non è pronta per questo tipo di rapporti. E’ un tema molto delicato cui molte evitano di rispondere. Guardandosi intorno, si vedono tanti giovani di bell’aspetto. Cosa cercano? Non è difficile capirlo…Si può sempre trovare una giovane donna che si offra per guadagnare dei soldi. Uno di questi giovanotti “rispettabili” le propone di trascorrere la serata in un ristorante e poi di fare compagnia ad un cliente importante. Loro chiamano questo tipo di attività “lavoro nel campo artistico” ma si richiedono capacità di altro tipo. Certo, ognuna è padrona di decidere cosa fare, se limitarsi alla cena o continuare con il “dopocena”.

Qui, anche le persone diplomate o laureate hanno da imparare! La “Piramide” ha le sue regole, le sue leggi. Ci sono dei labirinti dove si può stare bene anche senza soldi e lavoro. E’ possibile non chiedere lavoro a chi lo vende o ai giovanotti che ti invitano al ristorante come “artista”, oppure c’è anche un altro tipo di soluzione: rivolgersi all’organizzazione cattolica chiamata Caritas. Si devono fare delle foto tessera, bisogna registrarsi per ottenere la carta bianca che ti permette di mangiare, dormire, avere assistenza medica, istruzione per i figli…

Ad una certa ora il sole tocca la punta della Piramide per poi scomparire man mano che il tempo passa. Questo è il momento che può diventare il punto psicologico di rottura per chi è rimasto qui, senza casa e lavoro.

“Piramide” si svuota e diventa silenziosa fino alla domenica successiva. Vanno via anche i Carabinieri, un po’ straniti per questo spettacolo che si svolge alla base del monumento. Certo, si sentirà ancora parlare ucraino sotto la metropolitana, ma tra poco si entrerà in una casa italiana e la lingua ucraina tornerà a farsi sentire solo la prossima domenica.

La vita, però, continua…si potrebbe prendere un biglietto per Kiev domani mattina, c’è ancora tempo per pensare…..

Svitlana Volkova

(traduzione di Gabriele Ratini)

 

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