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Home Le inchieste

Per fare appalti coi Cinesi bisogna passare da un italiano

Storia di un imprenditore che fece fortuna in Africa e fu “impantanato” in Cina

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10 agosto 2018
in Gabriele Ratini, Le inchieste
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Per fare appalti coi Cinesi bisogna passare da un italiano
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Pio Maria Deiana è un genovese particolare, nessuno riesce a mettergli il sale sulla coda, nemmeno Francesca l’affascinante seconda moglie, nemmeno l’età, 76 anni passati fra Europa, Stati Uniti, Africa centrale, Cina.
Pio Maria è un viaggiatore, uno scopritore di mercati, da buon Genovese, ma non è tirchio. Ha investito i miliardi guadagnati in Africa in un mega progetto in Cina ma si è scontrato con la politica italiana, anzi con un politico italiano, uno grosso, bolognese, che qualcuno soprannominò “mortadella”: Romano Prodi. Ma il piccolo (di statura), grande lottatore non si è mai tirato indietro.
Pio Maria, forse per un destino legato al doppio nome, ha sempre avuto un legame particolare con la Vergine.
La pregò quando la Mafia voleva entrare al 50% nel suo ristorante di New York frequentato da politici e artisti importanti americani nonché da politici italiani di passaggio. Lui li mandò a farsi benedire e fu salvato solo dall’intervento dell’FBI.
La invocò quando, dopo essere stato fregato da Francesco Pazienza nella creazione di un’industria di pesca a Port Chester fra Boston e NewYork e dopo che lo aveva preso a testate saltando su di una sedia, fu allontanato dagli States
La pregò di illuminarlo se accettare o meno l’incarico offertogli da Joseph F. Strauss, Presidente della regione Bavaria in Germania, di andare in Africa, in Namibia. E finì in galera con una falsa accusa di spionaggio.
La pregava in Angola, mentre lo bastonavano in una fetida prigione perché difendeva gli altri prigionieri.
La invocò quando lo portarono davanti ad un plotone di esecuzione in quanto amico dell’ex Presidente Daniel Giulio Chipenda.
La pregava di aiutare lui e i suoi compagni evasi dalla prigione, inseguiti, quasi ripresi dopo una furiosa sparatoria e liberati solo dall’arrivo degli elicotteri italiani inviati dall’allora Presidente Pertini, avvertito e richiesto dal fratello di Pio, Giovanni Deiana, partigiano insieme all’amico Sandro, futuro presidente di quella italietta che tanto tempo prima avevano difeso dai nazisti.
La pregò, insieme a Padre Guglielmo Schiavina dell’Ordine dei Frati Minori e Padre Mancini della Custodia di Terrasanta, a Nazareth quando, durante la cerimonia, fu posta davanti alla Chiesa la Statua della Madonna della Conciliazione da Pio offerta in ricordo della pace, da lui e dallo statista Flaminio Piccoli portata a compimento con la fine dell’Apartheid in Sudafrica e la liberazione di Nelson Mandela.
La invocò in Cina quando saltò l’affare della sua vita perché Prodi cancellò inopinatamente il progetto che Pio aveva testardamente portato avanti investendo centinaia di milioni di Lire per decine di viaggi avanti e indietro in Cina per realizzare una joint venture tra l’IRI cinese, NORINCO, e la sua Janua Dei Italia, costituendo la NORJAD e la relativa stazione appaltante Società Progetto Cina; oltre a gestire i rapporti con l’italiana ANSALDO e la danese VOLUND; tutti rapporti tesi alla costruzione in Cina di un mega impianto industriale per l’incenerimento di un milione di tonnellate l’anno di rifiuti tossico-nocivi.
Tutti d’accordo, specie dopo che Pio Maria aveva finanziato una importante convention con la partecipazione di Ansaldo China, Ansaldo Industria Spa, Ansaldo Technitalia, Volund, Chinese Academy of Science, Chinese Association of Environmental Protection Professions, Chinese National Center of Environmental Analysis and Measurements, ENEA – Ente Nazionale Energie Alternative, Fondazione Iresmo, Progin Italia, Beigin Municipal Environmental Monitoring Center, Beijin Municipal Research Institute of Environmental Protection, Beijin Normal University, Chemical Engineering Institute of Nanjing University of Science and Technology, Università Cirasaia di Cosenza, Università La Sapienza di Roma, Università di Messina, Università Tor Vergata di Roma.
Tutti d’accordo, specie dopo che l’allora Presidente dell’IRI, Romano Prodi, diede il suo assenso all’Amministratore Delegato dell’Ansaldo Industria Spa GianMaria.Gabrielli di firmare l’accordo coi cinesi, visti i miliardi di finanziamento pronti ad essere investiti dall’italiana EFI Banca e i 500 miliardi di Lire dalla tedesca HELA Bank, e dopo che autorizzò l’Ansaldo ad acquisire la Volund, specializzata nella produzione di impianti per lo smaltimento di rifiuti, peraltro tramite l’intermediazione di NOMISMA, istituto fondato da Prodi, che ne incassò ingenti provvigioni, pagate su banche inglesi.
Poi, improvvisamente, l’Ansaldo recede dal contratto unilateralmente e paga una piccola penale, grazie alla singolare dimenticanza dell’allora avvocato della Janua Dei, Raffaele Uccella, di inserire nel contratto una penale per chi avesse chiesto il recesso. Dei 500 miliardi della Hela Bank solo due miliardi e seicentomilioni di Lire vengono offerti a Pio Maria, costretto ad accettare per non far fallire le sue società.
Cosa era successo? La DAEWOO coreana voleva comprare l’Ansaldo. Bisognava eliminare dal portafoglio qualsiasi commessa in corso e…svenderla come si è fatto in quel periodo di prezzi stracciati. Servivano soldi, forse all’Italia, Pio Maria dice a Prodi stesso, comunque nessuno riuscì a sapere dove erano finiti i soldi di Hela Bank.
Ansaldo Industria Spa non venne comprata dalla Daewoo, venne semplicemente cancellata con qualche carica di dinamite per far posto a giardini pubblici, centinaia di operai persero il lavoro e l’industria italiana perse la possibilità di costruire l’impianto di incenerimento nella regione del GuangZhou e gli ulteriori 50 che erano stati prospettati. I cinesi si beccarono la SARS grazie all’inquinamento dei giacimenti d’acqua sotterranei dovuto al seppellimento di immense quantità di rifiuti che causarono liquami chimici e che non poterono essere distrutti a causa della mancata costruzione del megaimpianto italo cinese.
Da allora la battaglia legale fra Pio Maria Deiana e Prodi non si è mai interrotta anche se nelle loro cause il nome di Romano Prodi non emerge, magari viene messo il nome di un personaggio minore + uno, che poi è Prodi ma non emerge mai. Magari sono solo stranezze pur se ripetute.
Pio Maria non ha mai gettato la spugna, anche se, nel frattempo gli affari con la Cina passano sempre più spesso attraverso accordi presi da Nomisma, eccetto per quelli concordati da Deiana come con la “China Railway Construction Engineering Group” per il futuristico “Metro Rail Project in Italy”, progetto che conta su una fonte energetica scoperta da uno scienziato italiano, mai svenduta agli americani, e l’offerta del Gruppo cinese di essere partner di un Consorzio per la costruzione delle infrastrutture del progettato “Ponte sullo Stretto di Messina”, peraltro ragione ultima per cui Deiana è stato malamente inserito in una causa, a Terni, in cui manca il “delitto” e quindi finirà con una assoluzione “per non aver commesso il fatto” se non “perché il fatto non sussiste”.
Ha anche riaperto i conti con ciò che rimaneva dell’Ansaldo Industria Spa liquidata, poi Ansaldo Sistemi Industriali Spa, nel frattempo acquisita in Finmeccanica Spa, chiedendo la revisione dell’accordo di transazione “estortogli allora con chiaro vizio di consenso” e proponendo una conciliazione presso il Tribunale di Roma per una somma che, nel frattempo, è stata periziata in tribunale per tre miliardi e seicento milioni di dollari di danni.
Pio Maria ripete spesso che i Cinesi gli hanno detto che “avere un credito è una realtà, avere un debito è una realtà ma avere un contenzioso è una miniera d’oro”. Gli Italiani, invece, pare non la pensino allo stesso modo, infatti, sarà anche questa solo una stranezza ma, non appena richiesta una conciliazione, il Governo ha cancellato l’istituto della mediazione, Finmeccanica e Ansaldo non si sono presentate alla prima convocazione ed è facile pensare che saranno contumaci anche a quella del 08.01.2013
L’ultimo atto, nel tempo, di Pio Maria, il 03.12.2012, è stata una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, in cui fa presente l’esistenza di richiesta di mediazione in corso con la Finmeccanica in quanto Monti pareva ne stesse trattando la vendita al Qatar . Sarà solo una stranezza ma Monti ha dato dimissioni irrevocabili, speriamo prima di aver venduto l’ultimo gioiello dell’industria italiana.
Gabriele Ratini

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