La diversita’ degli ordigni
Definizioni ai sensi della convenzione di Ottawa del 3.12.1997
Si definisce MINA una munizione progettata per essere posta sotto, sopra o presso il terreno o qualsiasi altra superficie e per essere detonata dalla presenza, prossimita’ o contatto di una persona o veicolo.
Ai sensi della legge italiana n. 374 del 29.10.1997: si definisce MINA antipersona ogni dispositivo od ordigno dislocabile sopra, sotto, all’interno od accanto ad una qualsiasi superficie e congegnato od adattabile mediante specifiche predisposizioni in modo tale da esplodere, causare una esplosione o rilasciare sostanze incapacitanti come conseguenza della presenza, della prossimita’ o del contatto di una persona.
Secondo i manuali militari: una mina (antipersona od anticarro) e’ un ordigno esplosivo progettato per essere attivato da un’azione involontaria del nemico per mettere fuori combattimento persone (o veicoli).
Infine, una quarta definizione di MINA si fonda sulla base dei suoi elementi: un involucro, dotato di un congegno di accensione, contenente esplosivo od altro materiale, destinato sia a distruggere che a danneggiare veicoli…ed anche a ferire, uccidere o comunque creare inabili.
Produzione industriale di MINE
Esistono 362 modelli di mina prodotti in 55 Paesi e attivi in ben 70 Nazioni. E’ da sottolineare che molti dei Paesi produttori hanno firmato, a partire dal dicembre 1997, la Convenzione Internazionale per la messa al bando dell’uso, lo stoccaggio, la produzione ed il trasferimento di mine antipersona, e per la loro distruzione.
L’Italia, dopo anni di ampia produzione e commercializzazione, e’ stata tra i Paesi piu’ convinti della necessita’ di una radicale messa al bando delle mine.
Ha approvato, il 29.10.1997, l’apposita legge n. 374 con un vasto consenso politico ed ha disposto la distruzione di circa 7 milioni di mine antipersona ancora in dotazione presso le Forze Armate Italiane.
Le norme della NATO in materia di campi minati
Nel 1997, e’ stato firmato un Accordo Internazionale di Standardizzazione (STANAG), ratificato in seguito da tutti gli Stati membri della NATO.
L’analisi dell’accordo evidenzia la logica militare che lo sottende ed alcune caratteristiche dell’uso massiccio di mine. L’accordo STANAG afferma che: tutti i campi minati sono caratterizzati dal fatto che la loro posa deve essere obbligatoriamente coordinata con il piano generale di impiego dei fuochi e deve essere effettuata in modo tale che le mine possano essere difese, sorvegliate o, perlomeno, coperte da fuoco amico.
L’accordo STANAG definisce degli standard per la segnalazione e la recinzione di tutti i campi minati alleati, per la segnalazione di corridoi che consentano la circolazione e la redazione di rapporti sulla posa. Lo Stanag classifica i campi minati in quattro grandi categorie:
Campo minato di manovra:
ha lo scopo di incanalare, fermare od ostacolare il nemico attraverso la posa massiccia di mine.
Campo minato di disturbo:
ha lo scopo di ridurre le attivit’ del nemico e diminuirne il potenziale attraverso la posa, spesso irregolare, di mine sulle sue retrovie o nelle zone appena liberate.
Campo minato di protezione:
ha la funzione di rafforzare le difese di un punto da difendere capisaldi, aree logistiche, o di una zona in cui siano presenti elementi amici.
Campo minato di arresto:
ha lo scopo di bloccare l’avanzamento di raggruppamenti tattici o di unita’ nemiche.
La realizzazione di grandi campi minati puo’ incontrare notevoli problemi di ordine logistico:
un’operazione di minamento difensivo a beneficio di un Corpo d’Armata, con adeguata densita’ antipersona ed anticarro, ha bisogno, secondo le norme occidentali, di un peso totale di mine pari a circa 600 tonnellate.
Impiego di MINE da parte di Unita’ malcontrollate
Nel caso di bande armate e persino di alcune Armate cui mancano mezzi militari specifici, l’utilizzazione di mine in un quadro offensivo e’ considerato un mezzo legittimo per raggiungere degli obiettivi specifici.
Per molte Armate del Terzo Mondo, le mine sono il solo modo per compensare l-impossibilit’ di acquistare materiali costosi.
Chi usa le mine agisce spesso al di fuori di qualsiasi serio inquadramento, ma pu; disporre di grandi quantita’ di ordigni, spesso moderni.
Durante l’audizione pubblica al Parlamento Europeo su questo argomento (marzo 1995),
l’ambasciatore svedese Johan Molander, presidente del gruppo di esperti governativi sul riesame della convenzione del 1980, ha definito le mine antipersona come l’arma dei poveri.
Le mine introducono una minaccia ambientale che produce l’effetto generale di peggiorare una data situazione. Vengono utilizzate per disorganizzare gli approvvigionamenti di un avversario non preparato a questa forma di combattimento e, soprattutto, per terrorizzare le popolazioni civili (conflitti interni). Le mine posate intorno a installazioni strettamente civili sono, in mancanza di schemi non regolamentari, impossibili da identificare attraverso operazioni militari. Proprio questo tipo di posa incontrollata, rappresenta l-aspetto piu’ grave dell’attuale problema delle mine antipersona.
(da: INTERSOS _ Organizzazione Umanitaria per l’Emergenza)