(22.7-2.8.2018)
Sappiamo per esperienza che in tutte le ex colonie britanniche si guida a sinistra, per cui arrivando a
Maputo, capitale del Mozambico, colonia portoghese fino al 1975 (quando il regime fascista fu rovesciato
dalla cosiddetta “rivoluzione dei garofani”, i cui protagonisti furono proprio gli ufficiali dell’esercito
impegnato nella repressione delle guerre d’indipendenza), ci sorprendiamo a vedere il senso a sinistra
come in Sudafrica. Non ne conosciamo la ragione. Il traffico non manca, nonostante la benzina sia molto
cara per il potere d’acquisto locale (poco meno di un euro a litro). E come spesso succede a chi vuole
ostentare un benessere da poco conquistato, sono molti i macchinoni in circolazione (e le antenne
satellitari sulle facciate di edifici fatiscenti). Le auto vengono tranquillamente parcheggiate sui marciapiedi,
a danno dei poveri pedoni, che comunque devono camminare su marciapiedi sconnessi, ma questa è una
costante di molti pvs. Maputo ha 1.100.000 abitanti, il paese 30.500.000 su un territorio di 799.000kmq. Il
Mozambico è al 12° posto nel mondo per tasso di fecondità: siamo a 5,3 figli per donna in età fertile. I primi
11 sono tutti africani e il primo è il Niger con il 6,62, a conferma che il boom demografico ormai è rimasto
solo in questo continente.
La povertà è diffusa, soprattutto nel nord del paese, e anche qui la gente si arrangia con ogni genere di
commercio. Tuttavia negli ultimi anni il Mozambico ha visto uno sviluppo economico notevole, che però ha
visto accentuarsi la disuguaglianza. In altre parole, i più poveri hanno visto cambiare ben poco la loro
situazione. Sono stati scoperti grandi giacimenti di gas, carbone, titanio, oro e diamanti. Il paese potrebbe
avere un futuro luminoso, ma l’Africa ci ha abituati a guerre civili per le risorse, all’accaparramento delle
ricchezze nelle mani di pochi e alla permanenza nella povertà o nella miseria di molti.
Per entrare in Mozambico bisogna avere il visto, che noi facciamo in aeroporto al prezzo di 45 euro. Questi
balzelli burocratici ci irritano parecchio, anche perché ci sembrano assurdi: non è forse interesse vitale di un
paese povero attrarre valuta pregiata con cui pagare importazioni di beni strumentali e infrastrutture?
Meglio l’uovo oggi (cioè l’entrata immediata per lo Stato) della gallina di domani (lo sviluppo economico è
per il medio-lungo termine). Si conferma la miopia della politica. Per lo straniero c’è però un dato positivo:
le banche non lo taglieggiano come in Sudafrica, insomma il cambio è più onesto. La moneta locale si
chiama Metical, Meticais al plurale, viene scambiata a circa 70 per un euro.
Il Mozambico ha avuto per decenni un regime di sinistra filosovietico che si mantiene intatto nei nomi delle
strade: oltre alle Avenide Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin e Mao Tse-tung troviamo Ho Chi Minh
e persino Kim Il Sung, il defunto leader nordcoreano. Ma la maggior parte delle strade è dedicata ai leader
dell’indipendenza africana: Kenneth Kaunda (Zambia), Julius Nyerere (Tanzania), Amilcar Cabral (Guinea-
Bissau) e ovviamente quelli dell’Angola e del Mozambico (Agostinho Neto, Samora Machel, ecc.). C’è però
anche una via dedicata a Salvador Allende e persino una intitolata a Olof Palme, il leader socialdemocratico
svedese misteriosamente assassinato.
Ci sono diversi istituti culturali stranieri, scopriamo però che quello italiano è stato chiuso 2-3 mesi fa. Un
funzionario della nostra ambasciata ci spiega che l’affitto, molto alto, era pagato dall’ICE, l’Istituto per il
Commercio Estero, ma siccome molte aziende italiane sono andate via, anche l’ICE ha dovuto adeguarsi.
Vicino la capitale c’è la Maputo Special Reserve, un’area protetta che vorremmo vedere, ma i prezzi sono
proibitivi: 400 euro per una persona, 500 per due, per una sola giornata senza pernottamento. Le aree
protette sono preziose, ma ci rendiamo conto di nuovo che sono anche un grande business. Speriamo
almeno che una parte di questi denari serva per proteggere e migliorare le aree stesse e magari crearne
delle altre.