Gli Stati Uniti stanno “aprendo il fuoco” contro il mondo con i loro dazi minacciosi, ha detto oggi il governo cinese, avvertendo che Pechino risponderà subito dopo in cui le misure statunitensi entreranno in vigore. Secondo quando previsto dall’amministrazione Usa, la deadline è domani, 6 luglio. Le nuove tariffe che saranno applicate su 34 miliardi di dollari di importazioni cinesi dovrebbero entrare in vigore dopo il mezzogiorno di venerdì, ora di Pechino.
Quindi prima dell’apertura delle borse europee.
Intanto i toni sempre più stridenti sulla guerra dei dazi fra Usa e Cina tengono in netto rosso le borse asiatiche anche oggi, con il Nikkei che perde lo 0,93% alle ore 7:30 italiane, mentre Hong Kong cede l’1,02% e Shanghai lo 0,63%. L’euro, rimasto per molte ore a ondeggiare ai valori di ieri mattina, all’improssivo ha fatto un balzo verticale guadagnando in pochi istanti lo 0,13% a 1,1672 sul biglietto verde, mentre lo yen è stabile a 110,47 sul dollaro.
Oro in leggero rialzo a 1.255,4 dollari per oncia (+0,15%), petrolio Wti americano in calo dello 0,5% a 73,77 dollari il barile dopo il tweet del presidente te Trump ieri, durante l’Indipendence Day, contro l’Opec. Il presidente ha accusato il cartello petrolifero di tenere alti i prezzi del greggio ingiungendo di ridurli.
Trump ha poi minacciato di aggravare il conflitto commerciale con dazi aggiuntivi per un totale di 450 miliardi dollari di beni cinesi se Pechino si vendicasse. La Cina oggi ha detto a chiare lettere che non “sparerà il primo colpo”, ma le tariffe cinesi sui beni degli Stati Uniti entreranno in vigore immediatamente dopo i dazi di Washington sulle merci cinesi.
Parlando ad una conferenza stampa settimanale, il portavoce del ministero del commercio cinese Gao Feng ha messo in guardia sul fatto che le tariffe proposte negli Stati Uniti colpirebbero le catene di approvvigionamento internazionali, comprese i gruppi stranieri e quindi l’Europa. Se gli Stati Uniti implementano le tariffe, in realtà aggiungeranno dazi nei confronti di tutti i Paesi, comprese le società cinesi e statunitensi”, ha affermato Gao. “Per dirla semplicemente, gli Stati Uniti stanno aprendo il fuoco a tutto il mondo, incluso se stesso”, ha aggiunto Gao.
Intanto sta emergendo, secondo Reuters, che la quota del 15% in mano al miliardario Wang Jian, morto ieri in Francia, co-fondatore e presidente del conglomerato HNA Group (ha ancora in pancia il 7,9% Deutsche Bank), fortemente indebitato, dovrà probabilmente essere trasferita non agli eredi ma al fondo di beneficenza con sede legale a New York, che, assieme ad un’Onlus cinese, detiene il 52% del colosso.
Proprio questa settimana, HNA ha cancellato la sua offerta di 207 milioni di dollari, finanziata da emissione di debito, per acquistare il braccio di autotrasporto refrigerato del gruppo Automotive Holdings (Australia). Il gruppo venditore ha bloccato l’operazione citando problemi di liquidità di HNA.