Da Mbabane, volendo anche viaggiare via terra, prendiamo una corriera per percorrere in circa sei ore e per 600 rand (poco più di 40 euro) i 360km che ci separano dai 1700m di altitudine di Johannesburg, o Jo’burg come viene chiamata comunemente, che con i suoi 5.700.000 abitanti è la prima città della Repubblica Sudafricana. Il panorama ci sembra molto simile a quello europeo, cioè molto diverso dall’outbackaustraliano visto l’anno prima, piatto e sempre uguale, senza un essere umano per centinaia di km. La corriera ci porta a Sandton, importante nodo del trasporto pubblico e, come vedremo poi, insieme a Rosebank uno dei quartieri più eleganti della città. Non potendo prendere ogni volta il taxi, cominciamo a raccogliere informazioni per orientarci e arrivare al nostro albergo. Scopriamo che lì vicino c’è una grande biblioteca civica e l’ufficio informazioni turistiche, purtroppo già chiuso alle 16,30 (anche questo ci ricorda l’Australia: non lamentiamoci sempre dell’Italia).

Alla fine prendiamo ilGautrain(la moderna ed efficiente metropolitana locale) fino a Park station e da lì un taxi ci porta al nostro albergo. Capire il funzionamento dei trasporti è uno dei problemi più importanti del turista che arriva in una città per la prima volta. Infatti solo nei giorni successivi scopriremo che Sandton è anche un’importante autostazione e che per neanche un euro da lì partono anche i minibus, vecchi e privati, per l’MTN Terminal, l’autostazione più vicina al nostro albergo. Il nostro albergo metteva a disposizione dei clienti una navetta per l’aeroporto al prezzo di 400 rand (circa 27 euro) ma noi, a forza di chiedere informazioni, abbiamo scoperto che a poche centinaia di metri c’era un’altra autostazione proprio di minibus che andavano all’aeroporto per soli 15,5 rand.
Dicevamo che le banche sudafricane taglieggiano chi deve cambiare valuta. Dopo Cape Town e Durban, purtroppo solo a Johannesburg (ma meglio tardi che mai) abbiamo scoperto che anche i tanti compro-oro cambiano valuta senza balzelli. Probabilmente le guide turistiche non lo dicono perché è illegale, ma è evidente che tutto questo scomparirebbe se le banche fossero meno voraci. C’è da chiedersi dove sia la vera illegalità. Invece la nota positiva riguarda l’obesità: a Durban e Johannesburg non è diffusa come a Cape Town.

Come ormai ci succede spesso, la nostra permanenza in città è di 5 notti ma solo 4 giorni per i tempi dei trasporti. Un giorno lo dedichiamo alla visita di Pretoria, a soli 60km e facilmente raggiungibile con il Gautrain (in questo caso economico, in altri caro, forse per le brevi distanze). Il centro di Pretoria mostra il retaggio della colonizzazione olandese ma, a parte quello, non ci sembra particolarmente bella. Ha una struttura a scacchiera, ma noi ci andiamo anche perché, essendo la capitale, ci sono gli uffici dell’Onu, e per di più, come scopriremo sul posto, con una libreria aperta al pubblico. Gli addetti sono gentilissimi: dopo pochi minuti scendono due ragazze con diverse copie delloHuman Development Report 2016, l’ultimo disponibile. Naturalmente noi ne prendiamo solo una. In nessuna città era stato così facile. Nei tre giorni effettivi che ci rimangono non riusciamo (è la prima volta che ci succede) a vedere il centro, sempre per problemi connessi agli spostamenti. Non abbiamo una cartina adeguata, ci manca la mappa dei trasporti e la città è enorme. Il nostro albergo, nel quartiere di Maponeng, è relativamente periferico e anche ilSightseeing Bus(quello per i turisti) ci consente di vedere Soweto (South western townships), la più grandetownshipdel Sudafrica con 4 milioni di abitanti, ora parte di Johannesburg, ma non riusciamo a utilizzarlo il giorno successivo.

Nelson Mandela, artefice del nuovo Sudafrica e della sua pacificazione, è deceduto il 5 dicembre 2013 a 95 anni, ma la sua memoria e la sua immagine sono ancora vivissime: non compare solo su tutte le banconote, non gli è solo stata dedicata una bella piazza di Johannesburg, ma rappresenta l’anima del paese. Un paese che fino alla fine dell’apartheidera responsabile della destabilizzazione dell’Africa australe: sosteneva la guerriglia antigovernativa in Angola e Mozambico e manteneva sotto il suo protettorato la Namibia (che allora si chiamava Africa del Sud-Ovest). E che ora sta affrontando enormi problemi, non ultimo quello della diffusione dell’Aids, che per anni aveva sottovalutato.
Un po’ tutto il Sudafrica, con il suo contrasto stridente di modernità e benessere da un lato e povertà e miseria dall’altro, ci ricorda il Brasile, ma è a Johannesburg dove probabilmente più forti sono le divisioni razziali e sociali. In un traffico caotico (ci chiediamo come gli incidenti non siano più frequenti), ai bordi delle strade proliferano una miriade di piccole attività commerciali, ma bivaccano anche tantissimi barboni, spesso giovani.
Prof. Alcide Scarabino