Terza città del Sudafrica e a 1750km da Città del Capo, Durban ha l’aeroporto a 40 km di distanza, collegato dashuttlea soli 80 rand di biglietto (contro i 130 per i 22km dell’aeroporto diCape Town). Arriviamo in serata alla nostraguesthouse, una grande casa con delledépendances, un po’ lontana dal centro (i minibus cittadini costano solo 6 rand) ma gestita da una coppia di sudafricani bianchi molto gentili coadiuvati dalla servitù nera. In Sudafrica abbiamo trascorso un totale di 13 giorni, ma di bianchi ne abbiamo visti pochi.
Erano una minoranza anche durante l’apartheid, dopo la sua fine nel 1994 un milione di essi se n’è andato (dopo quello che avevano fatto passare alla gente di colore, il timore di ritorsioni non doveva essere infondato: per fortuna c’è stato un gigante come Nelson Mandela che ha pacificato il paese). Se dovessimo valutare dalla nostra esperienza, diremmo che ormai i bianchi non superano il 5% dei circa 53 milioni di abitanti (ma il dato ufficiale è 8,7%).
Il giorno dopo visitiamo il centro, abbastanza bello ma niente di più. L’inverno sudafricano qui è particolarmente mite: il lungomare, la parte più attrattiva della città, è pieno di bagnanti e di ragazzi che giocano. Il nostro soggiorno a Durban, tuttavia, è stato segnato e turbato da quello che si sarebbe rivelato un ostacolo imprevisto: il Lesotho e il viaggio a Maseru.

A Durban ci siamo subito informati sui trasporti: stazione ferroviaria e delle corriere sono praticamente unite, ma abbiamo scoperto che non esistono treni, né corriere che andassero direttamente a Maseru. Alla sera ne abbiamo parlato con la coppia che gestiva laguesthouse. Il padrone di casa avrebbe chiesto al suo agente di viaggi. Il giorno dopo, per tentarle tutte, siamo andati al consolato del Lesotho. L’indirizzo trovato su Internet era vecchio, il consolato si era trasferito. Finalmente lo abbiamo rintracciato non lontano, siamo saliti, le luci degli uffici erano accese (era il lunedi mattina) ma… non c’era nessuno. Il portiere ce lo ha confermato, gentilmente ha telefonato a un’agenzia viaggi specializzata, ci siamo incontrati e… il prezzo per arrivare nel Lesotho (ma non nella capitale) era di oltre mille euro! La situazione stava diventando drammatica, fra l’altro avevamo già pagato gli alberghi. Sfiduciati, e senza vedere vie d’uscita (anche per questo non facevamo troppo affidamento sull’aiuto di chi ci ospitava), abbiamo mandato una mail urgente per disdire gli alberghi di Maseru e Mbabane, cercando di anticipare la prenotazione di Johannesburg (e magari chiedendo di prolungare di uno o due giorni la nostra permanenza a Durban).

Rientrando alla sera, però, sorpresa: sulla nostra porta c’era un messaggio. Il padrone di casa aveva consultato il suo agente, che gli aveva parlato dell’unica soluzione possibile, una soluzione che solo chi era del posto poteva conoscere: prendere la corriera che andava a Bloemfontein, scendere dopo 8 ore a Ladybrand, un piccolo centro a circa 30km da Maseru (che a sua volta è a soli 7km dal confine), e da lì prendere un taxi. Abbiamo mandato la disdetta della disdetta alla nostra agenzia e così abbiamo fatto.

Proprio l’ultimo giorno, l’unico per noi veramente libero dopo aver risolto quel problema, davanti all’ufficio turistico del lungomare, conosciamo Alison, un’altralonely traveller, una viaggiatrice solitaria che ci saluta gentilmente. E’ di Trinidad e Tobago ma vive a Londra e fa l’infermiera. Ci racconta un po’ della sua vita, sposata e divorziata due volte, ha due figli ormai grandi. Il viso è bello, non dimostra i suoi 50 anni, ma il suo corpo un po’ curvo anche di più. Noi dovevamo partire il mattino dopo, ma lei sarebbe rimasta a Durban ancora una settimana. Sono situazioni tipiche delle conoscenze vacanziere: c’è sempre uno dei due che parte troppo presto. Abbiamo comunque trascorso insieme una bella giornata.
Prof. Alcide Scarabino