Stabilito che il matrimonio è per la Chiesa un Sacramento indissolubile, il cui scioglimento se non avviene secondo i canoni religiosi passando per il Tribunale della Sacra Rota attraverso una causa giuridica resta tale anche se qualche lieve voce si è potuta ascoltare già con l’Enciclica “Humanae Vitae” fatta da Paolo VI nel 1968. Molti sono i passi avanti effettuati da quel momento in cui si offrono ai divorziati percorsi penitenziali, anche se il rigore della Chiesa cattolica resta ancora piuttosto fermo.
L’arrivo di Papa Francesco con il Sinodo “straordinario” sulla Famiglia dell’ottobre 2014 ha portato ad una normativa più aperta che comporterà un lavoro diluito nel tempo. Infatti, stabilito che la Famiglia è un’istituzione sociale che deriva dal matrimonio tra un uomo ed una donna e la procreazione rientra in quanto voluta da Dio, questa impostazione molto ideologica della “visione familiare” non prende in considerazione le dinamiche relazionali che si inseriscono in un rapporto di coppia e familiare. Partendo dal presupposto che ciascun componente della coppia ha un suo background di origine con i suoi vissuti traumatici e non, bisognerebbe sapere, in modo chiaro, ciò che l’uno desidera dall’altra, in quanto poi, nel tempo, si scopre una grande immaturità a livello relazionale e la maturità resta solo a livello anagrafico. Durante tutta la vita, i genitori, nonché i componenti della coppia, cambiano, invecchiano, strutturano dinamiche personali, così come accade per i figli nei passaggi dall’infanzia, all’adolescenza, alla giovinezza ed all’età adulta e tutto ciò può determinare una “rottura” generazionale e non che, spesso porta alla separazione dei due coniugi.
Alla luce di quanto descritto, la “famiglia” diventa un vero e proprio “sistema”, non più un’entità astratta fondata su “principi saldi”, ma un “sistema” che si va a collocare in una visione psicodinamica in cui si rilevano influenze interne ed esterne che, per i ritmi di vita frenetici in cui si è immersi e trasportati, tende a scomporre “la dimensione dell’amore” che era ed è il punto di partenza del matrimonio religioso. Laddove il percorso evolutivo dei due coniugi ha generato una grande diversità e portato ad una elevata conflittualità, la Chiesa resta ferma nei suoi “principi”, ma il malessere è tale che le due persone finiscono per lasciarsi.
In realtà, al di là degli interventi terapeutici che si possono effettuare in una “terapia di coppia”, forse, nel tempo, andrebbe fatto un “cammino spirituale di coppia e familiare” che, molto probabilmente, potrebbe consentire a tutti, una comunione profonda di conoscenza, di intenti, di interessi, di scopi da perseguire che oltre a migliorare la comunicazione “hic et nunc”, migliorerebbe, alla fine, la “qualità della vita” e, soprattutto potrebbe evitare la fine del matrimonio ed un’armonia familiare, in generale.
Certamente, la Chiesa dovrebbe abbandonare un po’ gli aspetti teologici basati, ovviamente sulla famiglia di Nazareth, idealizzata e poco conosciuta, e mettersi a disposizione della realtà familiare con maggiore apertura e, soprattutto, con un intervento diretto e immediato che non sempre si riesce a ritrovare negli ambienti religiosi comuni.
Secondo me, Papa Francesco è proprio questo l’obiettivo che vuole raggiungere con il suo intervento pluridisciplinare ed i suoi studi.
Dr.ssa Maura Livoli