La nostra guida turistica sottolineava l’alta incidentalità stradale del Sudafrica, che faceva registrare circa 10.000 morti l’anno. Ne abbiamo avuto la prova appena usciti dall’aeroporto di Città del Capo: un grosso camion di traverso aveva bloccato l’altra carreggiata dell’autostrada, dove si era creata una spaventosa coda di decine di km. Un altro problema di questa città dev’essere la penuria d’acqua, perché abbiamo letto avvisi per il suo risparmio anche in sedi istituzionali.
In Africa australe è pieno inverno, ma davvero molto mite, come da noi marzo-aprile e come del resto è in Australia. Città del Capo ci ricorda anche le città australiane: il centro è abbastanza bello, e il resto della città è moderno e spazioso. Con la grande differenza che in Australia non ci sono letownships.
Dopo la fine dell’apartheidtra il 1990 e 1994 il problema razziale non è certo scomparso, ma almeno bianchi e neri vivono fianco a fianco. A proposito di neri, tra loro sovrappeso ed obesità dilagano, solo un 20-30% sembra non soffrirne, confermando un paradosso storico che avevamo già notato in America Latina: fin dalle sue origini l’umanità ha sofferto di scarsità di cibo, tanto che la pinguedine era segno di alto status sociale. Negli ultimi decenni il mondo sembra essersi capovolto: sono le razze e i ceti più disagiati a mangiare troppo e male, preferendo il cosiddettojunk food, o ‘cibo spazzatura’, quello più economico e nutrizionalmente squilibrato. Un altro problema di questo paese è l’Aids-Hiv: nel 2012 ne risultava affetto quasi il 18% della popolazione adulta, collocando il Sudafrica al 4° posto nel mondo e con 330.000 morti solo tra il 2000 e il 2005, quando capo del governo era Mbeki, che ha negato troppo a lungo la gravità del problema.

I prezzi in questo paese sono piuttosto bassi, nel senso almeno che si può mangiare con pochi euro, ma come turisti qualche problema lo abbiamo incontrato: prima di tutto la lingua, perché l’inglese qui è difficile da capire per uno straniero abituato albritish english. Poi le prese di corrente sono a tre punte come in Australia, ma di forma incompatibile, per cui abbiamo dovuto comprare un altro adattatore, e piuttosto ingombrante. Inoltre il cambio è proibitivo: le banche vi taglieggiano con commissioni altissime, fino al 10-12%, se non di più, oltre a tasse e balzelli vari. Come sempre succede in questi casi, si è sviluppato un mercato nero, che vi pratica lo stesso cambio ma senza commissioni (e senza garanzie). A forza di chiedere e di girare, comunque, abbiamo trovato un ufficio di cambio che prendeva solo l’1-2%. Ci siamo fatti dare gli indirizzi di Durban e Johannesburg, ma intanto noi avevamo già provveduto.

Città del Capo balzò all’attenzione mondiale il 3 dicembre 1967, quando Christiaan Barnard, dopo essersi perfezionato negli Stati Uniti, batté gli americani sul tempo eseguendo il primo trapianto di cuore al mondo. Il paziente sopravvisse solo 18 giorni ma il secondo, il 2 gennaio 1968, resistette 19 mesi. L’ospedale dove avvenne, ilGroote Schuur(“Grande Fienile”), il più grande della città, divenne altrettanto famoso e si trova sullaMain Road, cioè in centro, ma ora è dedicato al suo nome. Barnard dovette poi lasciare la professione perché soffriva di artrite, ma intanto continuò a riempire le cronache mondane per la sua relazione con Gina Lollobrigida e poi per essersi sposato con una ragazza che aveva 40 anni meno di lui.

Ma torniamo a noi. I treni in Sudafrica sono pochi, solo quattro alla settimana tra Città del Capo e Johannesburg. Anche in questo paese il trasporto su gomma prevale nettamente.
La parte più bella della città, a parte la via commerciale e pedonale comeSt. George’s Mall, è senza dubbio ilVictoria & Alfred Waterfront, la zona portuale che è soprattutto luogo di ritrovo per residenti e turisti con ristoranti, locali, attrazioni varie e giovani artisti che vi si esibiscono. Non si può dire altrettanto per laGrand Parade, la piazza centrale, enorme e piena di piccoli commerci. Il tutto può comunque essere visitato a piedi. Una curiosità: per la prima volta, almeno per noi, abbiamo visto la pubblicità televisiva delle pompe funebri, con tanto di clienti soddisfatti…
Prof. Alcide Scarabino