26.11.1997
Un centinaio di uomini e donne pronti a sacrificare qualche ora della loro notte di Natale per portare conforto a quelli che non hanno avuto niente dalla vita.
All’aeroporto di Orly, gli altoparlanti diffondono per la seconda volta un messaggio che avverte che sta per iniziare la messa nella piccola cappella.
Ci si arriva attraverso un lungo labirinto di corridoi ma è già piena di passeggeri in attesa del loro volo e di gente che aspetta l’arrivo di un parente o di un amico.
Alla Gare du Nord, la stazione ferroviaria, davanti al capolinea degli autobus, Samia, un ragazzo arabo-francese, offre il “couscous”.
Fa parte di un’organizzazione, che si batte perché possano essere accolti in Francia tutti, senza distinzione di razza o di religione.
Ad Orly, padre Antonio Abi Acar si appresta a celebrare la messa. Di origine libanese, prima di diventare sacerdote, era direttore commerciale di una grande società. Racconta che quando era nel commercio, aveva notato come mancassero negli aeroporti dei “luoghi di raccoglimento”, e che a Francoforte, dove aveva recentemente celebrato una messa, era stato sorpreso dallo spazio concesso al culto cattolico.
Davanti a lui è seduta Kerminda, una cittadina portoghese che era sicura che quest’anno avrebbe perso la messa di Natale, fino a quando l’altoparlante non le aveva fatto scoprire la cappella dell’aeroporto.
Poco lontano un presepe è stato ricostruito all’interno di un reattore d’aereo. Un cartello: ” il mistero di Dio fatto uomo si inserisce nella realtà quotidiana”.
Al Centro di accoglienza, gli emarginati stanno entrando attraverso le porte della scuola, decorate con ghirlande natalizie. I 375 posti a sedere vengono tutti occupati. Quasi tutti uomini. Il refettorio è più grande quest’anno. Nel menù, fagioli e salmone e carne al pepe. Ma la cosa più importante è “non passare il Natale da soli” dice Claudio, un muratore disoccupato. Sono anni che non ha più contatti con i suoi parenti in Normandia ma, aggiunge, “sto più a mio agio con degli sconosciuti”.
Josef, un ungherese di passaggio a Parigi, racconta di chi lo attende a Budapest per passare insieme il Natale. Un anziano tedesco parla di un pellegrinaggio che vorrebbe fare fra Lourdes, San Giacomo di Compostella e Fatima. Un viaggio di 8.000 chilometri dei quali più di 2.000 da fare a piedi.
Alla Gare du Nord, il “couscous” comincia a scarseggiare, ma arrivano i militari con il rancio.
Un’altra Associazione, “Luce sulle strade” , ha iniziato a distribuire cibo e regali .
A Orly, padre Abi Acar leva il calice e intona il cantico “é nato il figlio del Signore”. Mirella, una commerciante della Gironda in partenza per Sidney, è rimasta incantata dal prete: “E’ stata un’esperienza bellissima. Prima di un viaggio così lungo, fa bene pregare un po’, allevia l’angoscia”.
Alla scuola del XIII “arrondissement” ha fatto una visita a sorpresa Martine Aubry, il Ministro del Lavoro e della Solidarietà. Ha trovato il tempo per denunciare l’assurdità del “sistema”: “Non vi danno lavoro perché non avete un indirizzo o perché siete troppo vecchi”, ha detto, poi è dovuta scappare per un altro impegno.
Il pranzo è finito, l’orchestra suona musiche popolari e i volontari ballano coi “barboni”.
Gladys, 15 anni, al primo anno di volontariato, dice: “I miei genitori hanno dato soldi per opere sociali, io ho dato un poco del mio tempo”, non dimenticherà mai questo Natale.
Charlotte e Julien, 14 anni, hanno fatto amicizia con Gerard, un vecchio barbone, che ha confessato loro di essere l’onta della sua famiglia perché i suoi tre fratelli fanno i poliziotti.
Alla Gare du Nord, il “couscous” è finito, Monsignor Jacques Gaillot celebra la messa per i presenti, fra i quali molti musulmani. Mohammed, un volontario, legge un passo della Bibbia. Morad, un vecchio immigrato, parla della sua relazione con Dio.
Dall’altra parte di Parigi, l’orchestra ha finito di suonare, la sala si è svuotata, i “barboni” sono tornati per le strade.
A Natale la gente è un po’ più buona. E la notte è dolce.
Cedric Alviani, Hicham Ayouch e Daniel Licht